INTRODUZIONE

Immaginiamoci un uomo il cui unico mezzo di sostentamento sia un mulino. Quest’uomo è figlio e nipote di mugnai e sa benissimo, perché gliel’hanno tramandato, come bisogna trattare ogni parte del mulino perché macini bene. Senza alcuna nozione di meccanica, quest’uomo accostava come sapeva tutte le parti del mulino in modo che la molitura avvenisse velocemente e bene: e così viveva e si nutriva.
Ma a quest’uomo è capitato di riflettere sul funzionamento del mulino, di sentire certe oscure spiegazioni di meccanica, e si è messo a osservare come si muove ogni parte e che cosa la fa muovere.
E dalla macina alla nottola, dalla nottola all’albero, dall’albero alla ruota, dalla ruota alle paratoie, alla diga e all’acqua, è arrivato a capire chiaramente che tutto dipende dalla diga e dal fiume. E il mugnaio si è tanto rallegrato di questa scoperta, che invece di abbassare e alzare la macina mobile, come aveva sempre fatto, per ottenere la giusta qualità di farina, invece di rabbigliare i palmenti, di tendere e allentare la cinghia di trasmissione, si è messo a studiare il fiume. E il suo mulino ha smesso di funzionare. Hanno provato a dirgli che sbagliava. Lui discuteva e continuava a ragionare del fiume. E ci ha lavorato così tanto e a lungo, ha discusso tanto e con tanta foga con chi gli mostrava la scorrettezza del suo modo di pensare, che ha finito col convincersi che il mulino era il fiume stesso.
A chiunque cercherà di dimostrargli la scorrettezza dei suoi ragionamenti quel mugnaio risponderà: nessun mulino macina senz’acqua; di conseguenza, per conoscere il mulino bisogna sapere come farci arrivare l’acqua, bisogna conoscere la forza del suo movimento e da dove deriva: di conseguenza, per conoscere il mulino, bisogna studiare il fiume.
Dal punto di vista logico, il ragionamento del mugnaio è irrefutabile. L’unico modo per trarlo dal suo errore è mostrargli che in ogni ragionamento quel che conta non è tanto il ragionamento in sé, quanto il posto che occupa: per pensare fruttuosamente, cioè, è necessario sapere a cosa bisogna pensare prima e a cosa poi; mostrargli che l’attività razionale si distingue da quella insensata solo per il fatto che l’attività razionale dispone i suoi ragionamenti in ordine d’importanza: quale ragionamento dev’essere il primo, il secondo, il terzo, il decimo e così via. L’attività insensata invece consiste in ragionamenti privi di tale ordine. Bisogna poi mostrargli che la definizione di tale ordine non è casuale, ma dipende dallo scopo per il quale i ragionamenti si fanno.
È lo scopo complessivo di tutti questi ragionamenti che stabilisce l’ordine in cui deve disporsi ciascuno di essi, per essere razionale.
E un ragionamento svincolato dallo scopo comune a tutti gli altri è insensato, per quanto logico sia.
Lo scopo del mugnaio è avere un buon macinato, e proprio questo scopo, se non lo perderà di vista, determinerà per lui l’ordine indubbio e la successione dei suoi ragionamenti sulle macine, sulla ruota, sulla diga e sul fiume