La casa sorge alla periferia della città. In un luogo chiamato 'I Pettini'. Lunghi e alti palazzoni vi si allineano in file dentellate, intercalati da cortili quadrati di cemento: luoghi deputati ai giochi dei giovani 'pettinicoli'. I denti del pettine sono bianchi, pieni di occhi e simili l'uno all'altro. Dove non sono ancora cresciuti, ci sono terreni abbandonati, cinti da steccati. Le macerie delle case demolite, i covi dei ratti e dei cani randagi sono molto più interessanti per i giovani 'pettinicoli' dei loro cortili, intervalli fra i denti.
Nel territorio neutrale fra due mondi – i denti e i terreni abbandonati – sorge la Casa. La chiamano Grigia. È vecchia e prossima per età ai terreni abbandonati in cui sono sepolte le sue coetanee. È solitaria – le altre case la scansano – e non somiglia al dente di un pettine, perché non tende verso l'alto. Ha tre piani, una facciata che dà sulla strada, e ha anch'essa un cortile: un lungo rettangolo cinto da una rete. Una volta era bianca. Ora è grigia sul davanti e gialla sul lato interno, quello del cortile. È irta di antenne e cavi, i muri si sgretolano e le crepe piangono. Vi si addossano garage e annessi, cassonetti delle immondizie e cucce per cani. Tutto questo dalla parte del cortile. La facciata è nuda e tetra, come si conviene che sia.
La Casa Grigia non è amata. Nessuno lo dirà ad alta voce, ma gli abitanti dei 'Pettini' preferirebbero non averla nelle vicinanze. Preferirebbero che non esistesse affatto.

FUMATORE
Alcuni vantaggi delle calzature sportive
Tutto cominciò dalle scarpe da jogging rosse. Le trovai in fondo alla borsa. Borsa per la custodia degli effetti personali: così si chiama. Solo che dentro non c'è nessun effetto personale. Una coppia di asciugamani a nido d'ape, un mazzetto di fazzoletti e biancheria sporca. Uguali per tutti. Tutte le borse, gli asciugamani, i calzini e le mutande sono identici, per non far torto a nessuno.
Le scarpe da jogging le trovai per caso, me n'ero dimenticato da un pezzo. Un vecchio regalo, non mi ricordo più di chi, dalla vita precedente. Di un bel rosso vivo, impacchettate in carta lucida, con la suola a strisce come un lecca-lecca. Strappai la confezione, accarezzai le stringhe color fuoco e svelto svelto mi cambiai le scarpe. I piedi acquistarono uno strano aspetto. Insolitamente adatto alla deambulazione. M'ero perfino dimenticato che potessero essere così.
Quello stesso giorno, dopo le lezioni, Jiinn mi chiamò in disparte e disse che non gli piaceva il mio comportamento. Indicò le scarpe da jogging e mi ordinò di togliermele. Non era il caso di chiedere perché dovessi, ma lo chiesi lo stesso.
«Attirano l'attenzione» disse.
Per Jiinn la spiegazione era normale.
«E con ciò?» chiesi. «Lascia che l'attirino».
Non rispose. Si aggiustò il cordino degli occhiali, sorrise e mosse la carrozzella. Ma la sera ricevetti un biglietto. Solo due parole: 'Discussione scarpe'. E capii che ero fritto.