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PROLOGO
Memorie? No, fogli su cui sono tracciati semplici “scorci” del passato. Come sbiadite foto di famiglia, preziose solo per chi nelle immagini sfumate riconosce i visi di persone morte da tempo: parenti, amici… e in questo caso anche nemici.
IN BESSARABIA
La morte di mio padre
Prima non avevo mai pianto. Quando morì mio padre, che adoravo, non avevo tempo per le lacrime: dovevo salvare la mamma, che per poco non morì dal dispiacere. Salvarle non solo la vita, ma anche la ragione, che per poco non perse, tanto grande era il dolore…
Inoltre va detto che la Romania era un paese medievale, feudale, e quando a capo della famiglia rimase una ragazza, molti pescecani si avventarono su di noi, nella speranza di guadagnarci qualcosa. Papà, giurista, criminologo e “gentleman fino alla punta dei capelli”, non era stato certo un proprietario terriero esemplare. Tutta l’amministrazione dell’azienda e la gestione dei lavori agricoli era da tempo affidata a me, ed ero sempre stata contenta e orgogliosa che lui potesse leggere tranquillamente sulla sedia a sdraio nel suo giardino, che amava tanto; vicino a lui la mamma, ai suoi piedi il cane preferito, e intorno pace e serenità: querce secolari, il prato, il frutteto, la vigna… Ero fiera di dargli modo di riposare, anziché arrabattarsi senza sosta: non era facile gestire un’azienda, dovendo creare qualcosa dal nulla. Chi vedeva con quali difficoltà dovevo scontrarmi? Papà, come un re inglese, “regnava, ma non governava”. In compenso godeva di credito illimitato presso i ricchi del luogo, grossisti di grano: prendeva in prestito tutto il denaro che voleva, e lo restituiva quando vendeva il raccolto, cioè verso la primavera.
Mio padre morì proprio quando nei campi fervevano i lavori autunnali, e i creditori si presentarono per riscuotere le loro cambiali prima che il defunto fosse deposto nella bara. Ma avevano sbagliato i loro conti: invece di sottoscrivere impegni assolutamente iniqui, scavalcando i pescecani locali conclusi un accordo con la Banca di Stato Federale, impegnandomi a fornire grano della più alta qualità per l’esportazione. Dio solo sa quanto dovetti faticare per riuscirci! Ma questo sarebbe accaduto dopo. Per il momento, subito dopo il funerale di mio padre, pagai tutti i debiti e in seguito non mi avvalsi mai più del credito che mi offrivano i locali assi della finanza. Ma per dimostrare che mi reggevo saldamente sulle gambe dovetti dar prova di molto “colpo d’occhio, rapidità e irruenza”, come diceva Suvorov. Il dolore doveva tacere, non c’era tempo per le lacrime.
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