FRIULI VENEZIA GIULIA

Il nome della gens Julia si cela due volte nel nome di questa regione: la parola «Friuli» deriva infatti da «forum Julii». Orgogliosa di questa sua lontana conquista, l'antica Roma aspirava ad affermare la sua supremazia in questa provincia per l’eternità: sia con gli edifici, sia con le leggi, sia con il nome imperiale. Ma il fascino di questa periferia sta nella sua contiguità con la regione balcanica. Gli avvisi scritti in caratteri latini qui hanno spesso una sonorità slava. Il pane ora fa bella mostra di sé in mezzo alla tavola, ora scompare completamente dall'uso quotidiano; nelle fiere contadine ora si vende frumento, ora granoturco; in un villaggio mangiano pagnotte, in quello vicino polenta.
In epoca romana e nel Medioevo il Friuli Venezia Giulia era dominato dalla grande città di Aquileia, sfarzosa, piena di mosaici e d'oro. Fondata nel 181 d.C., Aquileia era diventata il centro di tutto il commercio marittimo fra l'Italia, l'Oriente e il nord d'Europa. Qui passavano le vie consolari dirette ai Balcani, e attraverso il porto di Aquileia l'ambra veniva importata nel mondo romano. Proprio l’ambra permise di arricchire la già vasta gamma dell'artigianato locale. In alcuni centri del Friuli (per esempio a Spilimbergo, che è conosciuta come la «Città del mosaico» e ospita ancor oggi la Scuola Mosaicisti del Friuli, contro di formazione di fama mondiale) nacque e fiorì, tramandata fino ai nostri giorni, l'arte dell'intarsio e del mosaico, che si applica anche a piccoli oggetti di gioielleria, ma soprattutto alla creazione di pavimentazioni stradali a mosaico. Il materiale fondamentale per i mosaici era lì, sotto i piedi: la ghiaia gialla del fiume Meduna, quella nera, verde e rossa del fiume Tagliamento e quella bianca del torrente Cosa. Con queste pietre in Friuli Venezia Giulia si fanno meravigliose piazze e terrazze, utilizzando anche materiali d'importazione: i ciottoli blu dell'Irlanda, quelli neri del Belgio e quelli rossi dei Pirenei. I mosaicisti friulani acquistarono la loro fama in epoca romana, ma in duemilacinquecento anni poco è cambiato: già alla fine del Seicento scalpellini e terrazzieri provenienti dallo spilimberghese erano chiamati a lavorare in molte città italiane ed europee, e nel XX secolo hanno creato famosi mosaici in diversi continenti: all’Opéra di Parigi e nella cattedrale di Saint Patrick a New York.