Dobbiamo mostrare quanto è bella la musica, non quanto siamo bravi noi
da Cinquanta poesie, traduzione di Remo Faccani Einaudi, Torino 1998, p.71 |
|
L'imballatore |
||
Take care of the sense, and the sounds will take care of themselves Lewis Carrol Alice nel paese delle meraviglie |
Le travail de traduire est fâcheux, est ingrat Pour un esprit fécond, subtil et délicat. Antoine Godeau |
What is translation? On a platter A poet’s pale and glating head, A parrot’s screech, a monkey’s chatter And profanation of the dead. Vladimir Nabokov On translating Eugene Onegin |
Oltre a essere opera di civiltà e di pace, tradurre può dare gratificazioni uniche: il traduttore è il solo che legga veramente un testo, lo legga in profondità, in tutte le sue pieghe, pesando e apprezzando ogni parola e ogni immagine, o magari scoprendone i vuoti e i falsi. Quando gli riesce di trovare, o anche di inventare, la soluzione di un nodo, si sente «sicut deus» senza per questo dover reggere il carico della responsabilità che grava sulla schiena dell'autore: in questo senso, le gioie e le fatiche del tradurre stanno a quelle dello scrivere creativo come quelle dei nonni stanno a quelle dei genitori. Essere tradotti non è un lavoro né feriale né festivo, anzi, non è un lavoro per niente, è una semi-passività simile a quella del paziente sul lettino del chirurgo o sul divano dello psicoanalista, ricca tuttavia di emozioni violente e contrastanti. L’autore che trova davanti a sé una sua pagina tradotta in una lingua che conosce si sente volta a volta, o a un tempo, lusingato, tradito, nobilitato, radiografato, castrato, piallato, stuprato, adornato, ucciso. È raro che resti indifferente nei confronti del traduttore, conosciuto o sconosciuto, che ha cacciato naso e dita nelle sue viscere: gli manderebbe volentieri, volta a volta o a un tempo, il suo cuore debitamente imballato, un assegno, una corona di lauro o i padrini. (Primo Levi, Tradurre ed essere tradotti) |
Son stufo di servire, basta con l'imitare, Le versioni sviliscono chi è in grado di inventare: Sono più innamorato di un Verso che ho prodotto Che di tutti quei Libri in prosa che ho tradotto. Seguire passo passo l'Autore come schiavi, Cercare soluzioni senza averne le chiavi, Distillarsi lo Spirito senza capo né coda, Far di un vecchio Latino un Francese alla moda, Spulciare ogni parola come fossi un Grammatico (Questa funziona bene, quella ha un suono antipatico), Dare a un senso confuso uno sviluppo piano, Unire a ciò che serve tutto un linguaggio vano, Parlare con prontezza di quello che più ignori, I Dotti, dei tuoi sbagli, rendere spettatori, E seguendo un capriccio spinto fino all'eccesso Capire chi neppure si capì da se stesso: Ormai, questo lavoro mi ha talmente stancato Che ne ho il corpo sfinito, lo spirito spossato. Guillaume Colletet dall'elegia "Contre la Traduction" |
Переводчик |
Il fatto che le particolari locuzioni di una lingua straniera non si prestano facilmente ad essere imitate stimola le forze dell’espressione che altrimenti, non sollecitate, rimarrebbero inerti, e questa lotta per adattare la lingua straniera a quella propria e per costringere questa ad una maggiore plasticità, ha sempre rappresentato per me una specie di particolare gioia artistica. Poiché questo lavoro quieto ed ingrato richiedeva pazienza e perseveranza, virtù che a scuola avevo sostituito con la leggerezza e l’audacia, mi divenne particolarmente caro: in questa modesta attività intermediaria di valori artistici sentii per la prima volta la sicurezza di fare qualche cosa di realmente significativo, una giustificazione della mia esistenza. |
Los traductores a Borges, y a los traductores que no traicionan |
Son una tribu extraña dispersa por el mundo |
Juan Vicente Piqueras |